Ruderi all’Isola d’Elba come sono e come possono diventare
In alcuni casi, per il mio lavoro, camminando lungo sentieri o strade sterrate, solcati adesso da Trekkers e non più dai contadini con i loro asini, mi trovo ha riscoprire vecchi magazzini.
Mi perdo con l’immaginazione e faccio un salto nel tempo. Ricordo che da piccola esplorarli era uno dei miei giochi più appassionanti, intorno si possono vedere ancora i resti di quella che era una vita semplice ma sicuramente ricca, fiori tra i quali i “giaggioli”così li chiamava mia nonna, aromi e piante mediche ormai inselvatichite.
Luoghi affascinanti, per alcuni, così nostalgicamente lontani dall’attuale modo di vivere, anche se ultimamente c’è un riavvicinamento alla terra e alle vecchie tradizioni, forse c’eravamo un po’ troppo allontanati.
Per me è emozionante entrare in queste strutture e scoprire strumenti da lavoro, forni, palmenti e camini ormai abbandonati agli esordi del turismo, 30/40 anni fa.
La “mia Isola” paradossalmente a quei tempi era molto meno verde, con le sue colline a nudo, sulle quali si vedevano soltanto terrazzamenti coltivati a vite.
Adesso tutto è ricoperto dalla vegetazione, e capisco che è difficile immaginarsi come questi luoghi potrebbero diventare.
Già negli anni ’60, i primi turisti, per la maggior parte stranieri o artisti, colpiti dalle caratteristiche strutture e dai panorami mozzafiato, le acquistarono per trasformarle in “casa per la vacanza”.
Alcune sono state completamente stravolte, in altre invece è possibile riscoprire la vecchia struttura architettonica, tetti con travi in castagno e mezzane, muri in pietra e in alcuni casi sono stati conservati, addirittura, i palmenti (vasche dove veniva lasciata a fermentare per qualche giorno l’uva pigiata), dove all’interno è stata ricavata la cucina.
Ma più significative delle parole sono sicuramente le immagini…